Dipendente in malattia: la Cassazione dice si all’investigatore privato per scoprire le frodi
La Corte di Cassazione ha sancito che, per indagare sulle frodi dei dipendenti relative a false malattie e infortuni, il datore di lavoro ha diritto di avvalersi di un investigatore privato per accertare l’avvenuta frode.
Questa sentenza storica, quindi, ha decretato come pienamente leciti pedinamenti e osservazioni ad opera di un investigatore, effettuati anche nei pressi del domicilio, con il solo vincolo che questi vengano svolti unicamente per scoprire se il dipendente stia mettendo in atto atteggiamenti fraudolenti.
Questo è possibile anche in caso di semplice sospetto, e possono essere messi in atto anche durante il periodo di allontanamento del dipendente per malattia.
Ovviamente, l’indagine è ammissibile solo e unicamente per accertare o dipanare i sospetti sulla frode o sulla violazione dei regolamenti dell’azienda, ma mai potrà essere utilizzato dal datore di lavoro per capire informazioni private e sensibili come, ad esempio, il credo religioso, l’orientamento sessuale ecc, perchè in questo caso, si incorrerebbe in una palese violazione della privacy del dipendente.
Nel caso in cui l’investigatore privato accerti con prove l’avvenuta frode, portando alla luce il comportamento doloso del dipendente, il datore di lavoro potrà procedere al licenziamento, e contemporaneamente, richiedere il risarcimento del danno.
Quindi, secondo la corrente giurisprudenza, il datore di lavoro può procedere con le indagini a mezzo di investigatore privato, ogni volta che sussiste sospetto di azioni che possano minare il rapporto fiduciario fra i due soggetti.
I casi più frequenti sono l’allontanamento dal posto di lavoro con la scusa della malattia o dell’infortunio, mentre il dipendente è impiegato in altro lavoro.
Il ricorso ad un investigatore privato è ammissibile anche per quanto riguarda indagini su frodi relative a false attestazioni sulle ore di lavoro svolte, ma anche su veri e proprie comportamenti fraudolenti, per esempio da parte di commessi infedeli.
In questo ultimo caso, sono legittime anche le simulazioni di acquisto da parte dell’agente privato, mentre, in ogni caso, sono ammissibili in tribunale le registrazioni con dispositivi di sorveglianza audio e video.
Ma non solo!
La sentenza della Corte Costituzionale ha, infatti, accolto anche la possibilità di ricorre alle comunicazioni del lavoratore a mezzo informatico; in questo caso si parla di email e messaggistica istantanei e screenshot, che che possono essere utilizzati come prova dell’avvenuto illecito o della violazione del regolamento.
In tutti questi casi, quindi, il datore di lavoro può procedere con il licenziamento per “giusta causa” avendo dimostrato il comportamento illecito del sottoposto.
Scoprire un illecito o un comportamento fraudolento sul lavoro non è però semplice.
E’ necessaria un’osservazione costante e l’utilizzo di strumenti tecnici che aiutino a raccogliere prove solide da poter presentare in tribunale.
Avvalersi di una buona agenzia investigativa a Roma con esperienza nel settore, risulta quindi la scelta più saggia per una rapida risoluzione del problema.
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